Sette miliardi contro trenta. Sette sono i miliardi incassati con le tasse, molto basse, su tutti i giochi. Trenta miliardi sono i costi sociali degli stessi giochi, dalle spese sanitarie per i giocatori patologici ai debiti delle famiglie, dai guadagni delle mafie alle spese delle amministrazioni per contrastarle, fino all’evasione fiscale. Davvero un grande affare! Lo Stato spende più di quattro volte di quello che incassa. La denuncia arriva dalla Procura nazionale antimafia ed è stata lanciata da Diana De Martino, che per la Pna segue proprio il settore dell’azzardo, nella tavola rotonda "Usura-azzardo-economia-persona" organizzato a Bari dalla Fondazione antiusura San Nicola e Santi Medici in collaborazione con la Consulta nazionale antiusura. Fonte istituzionale, dunque. Ma il bilancio negativo potrebbe peggiorare. Come ricorda il sociologo Maurizio Fiasco, «la tassazione delle nuove scommesse su eventi sportivi virtuali sarà dello 0,2%, un terzo di quella già bassissima sulle scommesse online che è dello 0,6%». Mentre per giocare «gli italiani sprecano 488 milioni di ore all’anno, quasi 70 milioni di giornate lavorative gettate via». Non l’unico dato preoccupante che emerge da dibattito nella grande sala della Camera di commercio, piena di ragazzi delle scuole. Come segnala l’avvocato Attilio Simeone, coordinatore nazionale del Cartello "Insieme contro l’azzardo", «in Puglia abbiamo avuto un boom del gioco a Taranto, con quasi 1.100 euro giocati l’anno pro capite». Il motivo? «La crisi economica e occupazionale legata all’Ilva». E Fiasco analizza: «Dove c’è disperazione, come a Taranto, il gioco diventa una condotta rispettabile». Non solo a Taranto. Basti pensare, dice ancora il professore, che «un euro su otto delle spese per i consumi delle famiglie italiane va nel gioco». Insomma, spiega Isabella Martucci, docente di Economia politica all’Università di Bari, «l’unico consumo che oggi tira è l’azzardo. Ma questa è un’economia irregolare, una cattiva allocazione di risorse. Non può innescare una ripresa economica vera». Anche perché «tutto il settore del gioco - torna a denuncia Diana De Martino - è di altissimo interesse per le mafie che stanno acquisendo quote sempre più sostanziose del mercato legale. Gioco che è una delle cause maggiori dell’usura gestita delle stesse mafie che in questo modo riescono ad impossessarsi di beni e attività economica del giocatore». Mondo dell’azzardo veramente assurdo. Così il magistrato racconta che sull’aereo che l’ha portata a Bari offrivano anche i gratta e vinci «annunciando che parte dei soldi sarebbero andati a un ospedale pediatrico». Messaggi che cozzano con gli ex giocatori patologici che hanno voluto essere presenti. Parla Agostino, racconta di essersi «giocato in pochi mesi 40 anni di lavoro. È stato devastante, sono finito in mano agli usurai che prima sono gentili e poi dei martelli pneumatici». Poi l’incontro con don Alberto D’Urso e la Fondazione. «Ero solo e mi hanno aiutato a condividere. È bellissimo». Ora va nelle scuole a raccontare la sua esperienza. «Ragazzi lo sbaglio del gioco è tremendo». Don Alberto chiede un applauso. «Vogliamo imparare da voi come si può risorgere». Giornata di denuncia, dunque, ma come sottolinea l’arcivescovo di Bari, monsignor Francesco Cacucci, «da qui viene un messaggio di speranza perché grazie all’attività delle fondazioni sta crescendo una nuova mentalità. Ma dobbiamo insistere perché questa società non ha un concezione autentica del denaro. Dobbiamo lottare contro questa spirale assurda che vuole far mettere i soldi nelle tasche per fa consumare di più». Resta il tempo per la pillola di saggezza di padre Massimo Rastrelli, storico presidente della Consulta antiusura. «Ci domandano perché noi preti ci occupiamo di queste cose, di soldi, di economia. Noi lo facciamo perché ci interessiamo all’uomo che Dio ama. Noi lo aiutiamo».